venerdì 16 agosto 2019

Recensione "Più forte di ogni addio" di Enrico Galiano

Buongiorno lettori, come state?

Quasi due mesi fa scrivevo la bozza di questa recensione.
Oggi, presa dalla nostalgia, l'ho ripresa in mano, tentando maldestramente di correggerla.
Il risultato è la recensione di un libro che mi ha nettamente diviso a metà.




Titolo: Più forte di ogni addio
Autore: Enrico Galiano
Editore: Garzanti
Data di pubblicazione: 18 Aprile 2019
Prezzo: € 17,90
Trama: È importante dire quello che si prova, sempre. È importante dirlo nel momento giusto. Perché, una volta passato potremmo non trovare più il coraggio di farlo. È quello che scoprono Michele e Nina quando si incontrano sul treno che li porta a scuola, nel loro ultimo anno di liceo. Nina sa che le raffiche di vento della vita possono essere troppo forti per una delicata orchidea come lei: deve proteggersi ed è per questo che stringe tra le dita la collanina che le ha regalato suo padre. Per Michele i colori, le parole, i gesti che lo circondano hanno un gusto sempre diverso dal giorno in cui, cinque anni prima, ha perso la vista. Quando sale sul treno e sente il profumo di Nina, qualcosa accade dentro di lui: non sa che cosa sia, ma sente che lo sta chiamando. Ogni giorno, durante il loro breve viaggio insieme, in un susseguirsi infinito di domande e risposte, fanno emergere l'uno nell'altra lo stesso senso di smarrimento. Michele insegna a Nina a non smettere di meravigliarsi ogni giorno. Nina insegna a Michele a non avere rimpianti, che bisogna sempre dare l'abbraccio e il bacio che vogliamo dare, dire le parole che non vediamo l'ora di pronunciare. Ma è proprio Nina, quando un ostacolo rischia di dividerli, a scegliere di non dire nulla. Di fronte al momento perfetto, quello in cui confessare che si sta innamorando, resta ferma. Lo lascia sfuggire. Nina e Michele dovranno lottare per imparare a cogliere l'istante che vola via veloce, come la vita, gli anni, il futuro. Dovranno crescere, ma senza dimenticare la magia dell'essere due ragazzi pieni di sogni.



RECENSIONE 

È qualche minuto che cerco le parole giuste per parlarvi dell'ultima fatica di Enrico Galiano.
Il fatto è che, più penso a ciò che ho scritto nella recensione de "Le parole che non ti ho detto" di Nicholas Sparks, più mi rendo conto di quante similitudini ci siano tra i due libri e le sensazioni ad essi legati.

E così che, per l'ennesima volta, mi sono lasciata ingannare da parole piene di sentimento e di amore, di dolore e di speranza. Più forte di ogni addio è infatti una storia intrisa di emozioni, una storia in cui Enrico Galiano dimostra la sua abilità di leggere dentro le persone e farle sentire meno sole. E questa è la terza volta che succede.


"Essere orchidee fa schifo per questo, perchè più lo sei e più ti senti ridicola, ti sembra di essere una bambina in confronto agli altri, tutti che sembrano sapere come si fa, cosa si deve dire, tutti che ti guardano con quegli occhi lì, hai presente come si guarda qualcuno che non ci arriva? Ecco, gli occhi degli altri sono forse il motivo per cui è più brutto essere orchidea, vedere che ti guardano come una specie di pazza, qualcuno di più sfortunato, qualcuno che non sa come si sta al mondo e che si ostina a non impararlo, Dio, che invidia per tutti quei soffioni, tutti quei soffioni là fuori che gli possono dire quello che vogliono e loro niente, che non stanno male per uno sguardo in più o in meno, che non soffrono per cazzate come la stupida deficiente orchidea, loro se ne crescono per i fatti loro, dove vogliono loro, nascono e hanno già dentro quella forza che noi invece ci dobbiamo costruire da noi, pezzo dopo pezzo, la forza di non sentire, di non stare sempre così male, e alla fine l'ho costruita, me la sono fatta da me, ho deciso di diventare soffione e sono diventata soffione."

La verità è che le citazioni, quelle belle, quelle in cui non puoi fare a meno di rispecchiarti, sono da sempre il mio punto debole. Condite la storia di parole che mi facciano sentire capita e compresa e mi conquisterete. Per questo ero entusiasta di leggere Più forte di ogni addio e lo sono rimasta per tutta la prima metà del libro: perchè, come vi ho raccontato poco fa, Enrico Galiano è un maestro in queste cose.

L'autore propone una storia originale e forte, una storia con un tema delicato e onesto, approcciandosi ad esso come se si trattasse di una conversazione tra amici. Lo stile di scrittura è semplice e lineare, a volte forse fin troppo, al punto da risultare a tratti banale. Durante la lettura mi sono domandata più volte se l'autore avesse scelto di utilizzare un lessico così colloquiale in modo consapevole; ho pensato che, forse, in questo modo per lui sarebbe stato più facile raggiungere il pubblico a cui il libro è implicitamente rivolto. Dal testo, infatti, è chiaro l'intento di Galiano di comunicare con i più giovani, seppur Più forte di ogni addio sia un romanzo capace di abbracciare lettori di qualunque età.

I due protagonisti, Nina e Michele, sono due personalità estremamente dinamiche e scoppiettanti, ma nelle interazioni con gli altri personaggi si trasformano in eroi decisamente inverosimili.

Nina, ad esempio, racconta le vicende che l'hanno portata ad entrare nella vita di Michele a una tatuatrice conosciuta pochi minuti prima. Per carità, ho amato Flo [la suddetta tatutatrice] e la sua irriverenza, spesso mista a fragilità, ma se penso alla vita vera non sarebbe una scena credibile. Nina è un personaggio che si fa amare per la sua schiettezza e il suo coraggio, si fa apprezzare per la sua insicurezza e il suo amore e piano piano, senza rendertene conto, te ne sei innamorata. Ma poi apri gli occhi e, quando giungi alla seconda metà del libro, ti rendi conto che Nina non è ciò che sembra e l'autore non fa niente per sottolineare la complessità di questo personaggio, al contrario la esalta. Ed è qui che ho iniziato ad allontanarmi dal romanzo. Perchè Nina non è altro che una psicopatica, un personaggio profondamente disturbato e per niente sano, che avrebbe bisogno di un grande aiuto psicologico. Ma a quanto pare nessuno, autore incluso, lo ritiene necessario. È un fatto evidente che Nina non stia bene, che sia "malata" e lo dimostra con un atto tanto eclatante quanto stupido, un atto che viene innalzato come un eroico gesto di amore, ma che non è altro che un chiaro segno di instabilità. E qui, Enrico Galiano, ha sbagliato alla grande.




Dall'altra parte abbiamo Michele, un personaggio costruito ad hoc per entrare in empatia con il lettore e affrontare il tema della cecità. Michele, infatti, ha perso la vista in seguito ad un incidente d'auto e convive da anni con questa condizione. E diciamolo, questo è pressochè l'unico motivo per cui mi sono avvicinata al libro: capire cosa significhi vivere con questa disabilità. E sapete una cosa? Non ho scoperto nulla di nuovo, perchè quali siano le conseguenze e le difficoltà che la cecità di Michele comporti non viene approfondito: una condizione che dire che è stata trattata superficialmente è dire poco. Il fatto è che per Michele sembra sempre tutto così "facile" (passatemi il termine), come se l'essere cieco non gli creasse nessun impedimento, al massimo giusto qualche figura imbarazzante. Tutto viene dato per scontato, non viene avanzata nessuna spiegazione e io certe cose volevo proprio saperle, tanto che in testa avevo sempre la stessa domanda "ma come avrà fatto a farlo?".



Chissà.


L'aspetto della cecità, poi, non è l'unica questione lasciata aperta. Di dove sia finito il padre di Michele non è dato saperlo (o forse mi son distratta io?). Del perchè la madre di Nina faccia una guerra tanto ostica nei confronti di Michele neanche. Ma, soprattutto, c'è un evento particolare alla fine del libro, un evento che riguarda Nina, un colpo di scena assurdo (beh, mica poi tanto...) che sei lì e pensi "oh, finalmente qualcosa di buono" e NIENTE NIENTE NIENTE, da una pagina all'altra l'autore non ne parla più, se ne dimentica, lascia spazio alle ennesime azioni irrazionali e paradossali che concludono il libro in maniera vergognosa.

E ora mi ritrovo qui, ancora una volta a dover mettere insieme cuore e testa per riuscire a valutare in modo equo questo romanzo. Perchè sì, in fondo, sono state ore piacevoli quelle trascorse in compagnia della penna di Galiano, ma me la sento davvero di consigliarvelo? Nì. È un sì, se cercate una storia di adolescenti, di colpi di testa e di follie. Un no, se cercate tutto il resto.






2 commenti:

  1. Ciao Chiara,
    penso di adorare le tue recensioni, sono giunta a questa conclusione.
    Anche se questa è solo la seconda che leggo, mi piacciono moltissimo.
    Aiuto non pensavo che questo libro fosse così deludente. Sono sempre stata attratta dai libri di Galiano, anche se non ne ho ancora preso in mano uno e ormai non saperi più da quale iniziare. Le trame mi attirano tutte e ho sempre pensato che sarei riuscita ad entrare in sintonia con la storia. Oppure vi sarebbe una seconda versione della storia, potrebbe accadere una cosa simile alla mia esperienza con John Green. Anche lui vuole approcciarsi ad un pubblico giovane ed è uno di quelli che ci prova troppo, arrivando ad esagerare. I personaggi sono ragazzi, ma parlano come dei libri stampati, sono irrealistici all'inverosimile e troppo volgari. Come se l'autore strizzasse l'occhio al lettore all'insegna del "hai visto? Ti senti rappresentato? Anche tu parli così,no?". Non dirmi che Galiano che questo problema, per favore.
    Mi dispiace che la Nina sia così pessima e che Michele sia poco approfondito. Ah, mi fa male leggere queste cose, pensavo che facesse al caso mio.
    Ho capito, troppe questioni lasciate in sospeso ed eventi non spiegati. È triste quando accade.
    Non so più cosa fare, adesso sono confusa anch'io.

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    1. Ciao, prima di tutto grazie infinite per i complimenti! Ne sono davvero felice.
      Riguardo al libro - ecco - quello che dici su John Green un po' l'ho ritrovato nello stile di Galiano. Non mi sento però di dirti di non leggere i suoi libri, solo di arrivare preparata. Se non hai mai letto niente di Galiano io un tentativo lo farei (soprattutto se le trame ti attirano), perchè al di là dei difetti sono comunque contenta di aver letto i suoi libri. Nonostante abbiano le loro imperfezioni, sono lo stesso riusciti a trasmettermi delle note positive.
      Se ti posso dare un consiglio, parti da Eppure cadiamo felici. È quello che tra i tre ho trovato più maturo e con meno difetti, e da lì decidi poi se fare anche un secondo tentativo o abbandonarlo per sempre.
      Un abbraccio, Chiara.

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